FABIO IACCHINI E L’ALPINISMO AI TEMPI DEI SOCIAL

FABIO IACCHINI E L’ALPINISMO AI TEMPI DEI SOCIAL

FABIO IACCHINI E L’ALPINISMO AI TEMPI DEI SOCIAL

Fabio Iacchini e l’alpinismo ai tempi dei social

La parola alla Guida Alpina di Macugnaga ambassador Ferrino Fabio Iacchini.

 
“Alpinismo e social, cosa succede sommando i due aspetti?”

Il problema dei social è che adesso tutti postano notizie delle proprie iniziative e qualcuno diventa “famoso” a discapito di sportivi molto forti, ma un po’ restii all’uso dei social che rimangono esclusi oppure sono apprezzati soltanto dal piccolo ambiente che li circonda. Succede poi che il ragazzino che è in fase di crescita, fa fatica e si allena, risulti demotivato dal confronto con persone divenute celebri senza meriti reali.

Bisogna poi prestare molta attenzione all’uso dei social: chiunque può scrivere qualsiasi cosa, ci vuole una misura nell’interpretare le notizie. Esiste il rischio di diffondere messaggi sbagliati: non tutti descrivono come stanno realmente le cose senza pensare di poter essere ascoltati e seguiti con relativi rischi inutili. Le informazioni ricavate dai social non bastano, prima di partire vanno completate chiedendo ai professionisti locali della montagna.
 

 
“Che tipo di valore ricopre il saper rinunciare in una persona che va in montagna?”

Porto l’esempio del freeride: nel freeride si cerca sempre il pendio perfetto, bisogna sempre trovare questa polvere, mentre secondo me è necessario seguire la teoria della rinuncia soprattutto quando il pericolo di valanga è alto; diffondere la cultura della rinuncia in modo che non sembri tutto così facile e per evitare che qualcuno si metta nei pasticci per niente; fare qualche passo indietro considerando che rinunciare non vuol dire abbandonare l’intento, ma affrontarlo in un altro momento in modo più sicuro. Il fatto di voler essere i primi a tracciare porta a conseguenze assurde: in valli chilometriche ci si sposta in luoghi più difficili e pericolosi se ci sono 3 tracce, che senso ha? Si possono dipingere delle bellissime tracce anche se il pendio non è perfettamente intonso, senza andare in posti che quel giorno magari ritieni meno sicuri. C’è un valore nel dire “NO!”, il tempo per trovare la tua discesa ci sarà sempre!

Anche quest’ansia del “like” fa parte del discorso: se ti piace lo sport cosa t’importa del riconoscimento dei social?

L’obbiettivo principale rimane fare una bella discesa in relative sicurezza, non esiste affrontare un pendio bello o brutto che sia con il solo pensiero dell’ottenimento del “like” ed è sbagliato pensare di prendere esempio dalle immagini, magari estreme, che circolano in rete senza considerare che il bagaglio tecnico di ciascuno cresce con il tempo e che non si deve mai improvvisare.

Ho studiato la discesa della Solitudine per tanti anni e quel giorno tutti i pezzi del puzzle sono andati a incastrarsi: volevo farlo, ero motivato, ero in forma, la montagna era in condizioni, ero insomma nel posto giusto al momento giusto concentrato su ciò che stavo per fare e ho detto a me stesso: “Ok, vado”. In questi casi è più difficile che accadano incidenti perché esiste un “prima”, una preparazione che è parte integrante del gesto.

 

“I materiali di sicurezza sono in costante evoluzione, quali le conseguenze?”

Se sono usati bene questi materiali vanno benissimo, sono perfetti.

Il problema nasce dal comprarli senza conoscerne l’utilizzo: il fatto di avere lo zaino con l’airbag non ti trasforma in un supereroe, la valanga viene giù lo stesso, esattamente come prima! Avere questi materiali è una buona cosa, certo è che aprire spesso il pallone rimane un indice di una conoscenza della neve probabilmente scarsa o di una preparazione della gita insufficiente: una volta che “tiri il pallone” vuol dire che qualcosa prima non è andato nel verso giusto, possono essere mille aspetti, e il danno e già stato fatto.

La paura è che magari avendo l’airbag non si guardino i bollettini valanga o le condizioni della neve come prima.

 

“Parlaci della figura della Guida Alpina Istruttore.”

Prima si diventa Guida Alpina e poi, con un altro corso, Guida Alpina Istruttore con il compito di formare le nuove Guide Alpine attraverso 5 poli formativi: Val d’Aosta, Interregionale, Lombardia, Trentino e Alto Adige. Gli Istruttori sono nazionali e, come le Guide Alpine, sono spinti a intraprendere questa professione dalla passione di andare in montagna e dal vivere di questa passione.

  

“Che sacrifici comporta svolgere la tua professione?”

A me non costa niente perché era quello che volevo fare. Se vuoi fare la Guida Alpina ti muove la passione e per farlo a tempo pieno devi essere polivalente e poter lavorare in montagna in tutte le sue forme; essere un professionista completo significa scalare d’estate e sciare d’inverno, frequentare l’alta montagna, organizzare dalla gita di sci alpinismo al trekking internazionale… a me va bene tutto, mi è sempre piaciuto fare tutto!

 

“In questo lungo percorso, esiste una via che ti rimasta impressa?”

Con il senno di poi, tutte le vie che fai ti danno qualcosa, scegliere non saprei perché tutte mi hanno dato qualcosa: dall’Himalaya, alle vie in Groenlandia e in Patagonia, al Pakistan; ho ricevuto tanto da tutto quello che ho fatto sia in Europa che fuori.

 

Due parole sulla ferrata al Monte Moro e sul nostro territorio”.

La ferrata al Moro è corta, per i bambini, per tutti: si percorre in due ore, tre al massimo, con una bella vista sul Rosa, è una ferrata turistica, ludica. Rappresenta un primo passo per spingere le persone ad affrontare gite più lunghe date le tantissime possibilità che il Rosa offre. Il Rosa non è molto servito da impianti e quindi ci manca un po’ la via media, da una giornata, il fatto che ci siano lunghi avvicinamenti, pochi bivacchi, vie lunghe ed impegnative può avere il suo fascino, ma non attira molto chi inizia. Tuttavia qualora si cerchi di migliorare la situazione creando nuove infrastrutture spesso non si viene ascoltati e così la montagna va svuotandosi: le persone locali, non potendo lavorare e avendo questi limiti nella gestione del territorio, si spostano. Io stesso viaggio molto per lavorare.

 

“Un punto sulla Rosa Ski Raid.”

Come percorsi potenziali qui abbiamo tutto, possiamo fare quello che vogliamo: dalla Coppa del Mondo alla gara tipo Tour del Ruitor in 3 tappe. L’importante è crescere piano piano: Sci Club Valle Anzasca, Damiano Lenzi Fans Club e Macugnaga formano un gruppo affiatato che sta crescendo in direzione di gare sempre più importanti!

 

Intervista a Fabio Iacchini di: Andrea Nicola Morabito
Articolo pubblicato su Eco Risveglio Ossola del 20 aprile 2017 a p. 28.