Viaggiare leggeri nella mente e nel corpo

Ho sempre trovato interessante l’idea di vivere spostandomi a piedi, visitando una parte di mondo lentamente, prendendomi il mio tempo e perdendomi tra i pensieri, con tutto ciò di cui necessito sulle spalle.

Quando cammini ogni grammo è importante, i pesi superflui vanno lasciati indietro e puoi portare con te solo ciò di cui hai realmente bisogno. E’ così che preferisco viaggiare. E’ così che cerco di raggiungere vette sempre più alte.

Ti serve davvero il tablet? Ti serve davvero quel vestito che ti sta divinamente ma è poco funzionale? Il backpacking insegna: meno è meglio. 

Mi sono resa conto del problema peso in tanti viaggi “zaino in spalla”, ma è nell’ultimo in Perù che ho dovuto organizzare tutto in modo minuzioso.
Avevo a disposizione solo due zaini, un Transalp Ferrino da 60 litri e uno Zephyr Ferrino da 22 litri. Il viaggio è durato quasi un mese e ho dovuto attraversare zone calde e desertiche, ma anche zone fredde, di alta montagna.
Ogni notte dormivo in un luogo diverso e gli spostamenti dovevano necessariamente essere comodi e veloci.

 

Come fare?

Innanzitutto non si può pensare a fare un viaggio di questo tipo con uno zaino che non sia tecnico. Bisogna poter accedere facilmente al materiale che serve e questo deve poter essere diviso bene per scomparti e tasche polivalenti.

Ricordo che un giorno mi sono dovuta lavare nel bagno della stazione dei bus. Avendo il beauty ed il cambio di vestiario nella tasca superiore del Transalp non ho avuto problemi, sarebbe stato impensabile dover tirare fuori tutto se avesse avuto un unico tascone!

Quando ho visto lo zaino la prima volta mi sono detta “ma è più grosso di me!” Ed invece quello a cui ho dovuto prestare attenzione non era la dimensione ma, ancora una volta, il peso. Ripartire tutto nel migliore dei modi mi ha permesso di non gravare sulle spalle o la schiena ma di bilanciare tutto affinché non collassassi dopo pochi metri di cammino.

Quando arrivavo negli ostelli mi preoccupavo solo di tirare fuori il piccolo Zephyr e prepararlo con il materiale giusto a seconda della meta prevista dall’escursione.

Perché ho deciso di vivere i viaggi in questo modo, decisamente poco confortevole?
Perché alla fine tutto si riduce al dono del tempo e all’esperienza che porteremo per sempre con noi, nelle nostre vite, ciò che più inseguiamo.
Decidere di affrontare una sfida, spingersi al di fuori della propria zona di comfort, aiuta a crescere e ad essere pronti a tutto.
Il nostro corpo è più capace di quel che pensiamo e così la nostra mente se impariamo ad ascoltarli.

 Su di un mio vecchio articolo ho scritto queste parole:

“Non avevo idea che sarei cambiata così tanto. Il più grande insegnamento del viaggiare a piedi è stato che tutti i piani minuziosi che facciamo prima di partire, inevitabilmente verranno rigirati dagli eventi e tu ti devi adattare se vuoi restare a galla, nella vita ci sono cose che non puoi controllare e va bene così. Lascia che sia.
Ho capito anche che l’importante è tenere il bagaglio leggero. Che tanto, le cose materiali contano fino ad un certo punto, la cosa più importante da portare con sé è l’entusiasmo misto a istinto di sopravvivenza. E’ l’unica cosa davvero necessaria.”

E come mi piace dire spesso: la vista più bella è dopo la salita più dura.

 

Testo e foto: Marika Ciaccia

 

Blog: www.mylifeintrek.it

Profilo Instagram MY LIFE IN TREK 

Il mio canale YouTube MY LIFE IN TREK