Andrea Lanfri e la sua traversata del Monte Rosa, una cavalcata incredibile

Andrea Lanfri e la sua traversata del Monte Rosa, una cavalcata incredibile

Sei giorni sui ghiacci del Monte Rosa, di cima in cima, di cresta in cresta. È l’incredibile viaggio alpinistico compiuto dall’atleta Ferrino Andrea Lanfri e dal suo compagno di cordata Massimo Coda a cavallo tra giugno e luglio.

 

Ce l’ha fatta Andrea Lanfri, alpinista e atleta paralimpico che ha portato a termine la traversata del Monte Rosa insieme al compagno di cordata Massimo Coda. Per Lanfri, che a causa di una meningite con sepsi meningococcica ha perso entrambe le gambe e sette dita delle mani, si tratta dell’ennesima sfida alpinistica vinta dopo essere riuscito a raggiungere con successo le cime di Monte Bianco, Monviso, Gran Paradiso, Marmolada, Chimborazo e Puntha Hiunchuli (Himalaya, 7247 m). Sogna l’Everest Andrea, ma nel frattempo non aspetta e si impegna per raggiungere i suoi obiettivi sportivi e mentali.

Partiti lo scorso 27 giugno da Gressoney Lanfri e Coda hanno impiegato 6 giorni per raggiungere Cervinia attraversando il Monte Rosa. “Un tour che mi ha entusiasmato moltissimo” ci confessa Lanfri. “Già salire una montagna è affascinante, compiere una traversata lo è ancora di più”. I due sono partiti per vivere un’esperienza in completa autonomia, portando con se tutto il necessario per dormire, cucinare, bivaccare e muoversi in sicurezza nell’ambiente di alta montagna.

 

Andrea, ci racconti la vostra avventura?

Siamo partiti il 27 giugno da Punta Indren, abbiamo toccato Punta Giordani e poi la Pyramide Vincent. Da qui in avanti la meteo è cambiata, le nuvole ci hanno avvolto e sulla montagna ha iniziato ad abbattersi un violento temporale. Eravamo a 70 metri di dislivello dal bivacco Felice Giordano, ma è stato praticamente impossibile raggiungerlo.

 

Cosa avete fatto allora?

Abbiamo montato la tenda e ci siamo infilati dentro. 15 minuti dopo si è scatenato il finimondo ed è andato avanti così fino al lunedì mattina.

 

Poi?

Quando le condizioni sono migliorate abbiamo ripreso il nostro cammino, anche se totalmente immersi nella nebbia. La nebbia è stata presente sempre, tranne che per leggere schiarite. Solo l’ultimo giorno abbiamo visto il sole.

 

Come avete fatto a orientarvi?

Utilizzando il GPS che qui è stato fondamentale. In generale ci siamo mossi molto lentamente, accumulando un giorno di ritardo sul programma originario. Martedì pomeriggio siamo arrivati alla Capanna Margherita e ci siamo fermati per la notte. Anche arrivare in Capanna è stato difficile, con l’ultimo tratto ghiacciato e forti raffiche di vento che ci hanno costretti ad assicurarci con un chiodo da ghiaccio. Speravamo in un miglioramento per il giorno dopo, ma non è arrivato fino al pomeriggio. Siamo però riusciti a fare il Naso del Naso del Lyskamm (4272 m) e da lì abbiamo raggiunto il rifugio Quintino Sella al Felik.

 

Da qui?

Dopo la notte siamo ripartiti affrontando la cresta del Castore sotto il vento sferzante. Devo dire che me l’aspettavo più facile. Dalla vetta siamo scesi sul versante opposto raggiungendo il Bivacco Rossi e Volante. Infine abbiamo fatto gli ultimi passi sul Breithorn e siamo scesi a Cervinia, finalmente baciati dal sole.

 

Alla fine non avete spuntato tutte le 21 cime del Monte Rosa…

Non siamo riusciti sia a causa delle condizioni meteorologiche, sia a causa della pessima neve. Ne mancano 8 all’elenco. Alcune le ho già salite in passato, altre le vorrei fare prima di settembre.

L’obiettivo di questo progetto era riuscire nella traversata e l’abbiamo portata a casa.

 

Come nasce l’idea della traversata?

Durante l’inverno con Massimo abbiamo iniziato a parlare di un nuovo progetto, dopo quello che l’hanno scorso ci ha visti salire diverse cime dell’arco alpino. Ci siamo detti “perché non provare la traversata del Rosa?”. Poi abbiamo messo giù la traccia e siamo partiti con l’organizzazione pratica.

 

Cosa ti rimane di questa esperienza?

Per me è stata bellissima. Siamo stati bravi a destreggiarci anche nelle situazioni più complicate, non ci siamo mai disperati. Con calma e ragionando abbiamo sempre trovato la soluzione più logica, anche sotto la tempesta o quando la visibilità si azzerava.

Sono veramente molto soddisfatto e mi piacerebbe rifarlo, magari con condizioni climatiche più favorevoli.

 

Viste le condizioni non avete mai pensato di lasciar perdere?

Ci sono stati momenti duri, ma non abbiamo mai pensato di lasciar perdere. Anche quando abbiamo affrontato il Castore con il vento forte non abbiamo mai pensato di rinunciare alla traversata, semmai di rientrare al rifugio per poi provarci il giorno dopo cercando di recuperare la tappa.

 

Il momento più bello?

Quando siamo arrivati al rifugio Guide del Cervino e abbiamo incontrato Abele Blanc salito appositamente per farci i complimenti. Ci stava seguendo tramite il GPS da qualche giorno e si è voluto congratulare di persona, un momento unico.