L’ultima avventura degli speleologi de La Venta, alla scoperta dei misteri dell’altopiano di El Penòn in Colombia

L’ultima avventura degli speleologi de La Venta, alla scoperta dei misteri dell’altopiano di El Penòn in Colombia

La Venta - Colombia - El Penon

Ci sono ancora luoghi inesplorati sulla superficie della Terra?

La prima risposta ovviamente è no! L’espansione delle popolazioni umane e l’occhio onniveggente dei satelliti ci hanno consentito ormai di conoscere e mappare praticamente ogni metro quadrato del Pianeta.

Sotto la superficie, però, esiste un mondo che è ancora quasi tutto da conoscere, dove non è esagerato dire esistono interi continenti che attendono di essere scoperti.

È l’universo ipogeo delle cavità e dei sistemi delle grotte naturali, l’ultima frontiera dell’esplorazione umana, assieme ai fondali oceanici e allo spazio extraterrestre.

È questa la dimensione in cui opera l’associazione speleologica La Venta Esplorazioni Geografiche, con cui Ferrino collabora mettendo a disposizione le proprie attrezzature tecniche per l’outdoor.

Nata nei primi anni 90 da un gruppo di appassionati a seguito della prima discesa integrale degli 80 chilometri del canyon del Rio La Venta in Chiapas (Messico), l’associazione, in oltre 30 anni di attività, è cresciuta, contando ad oggi circa cinquanta soci italiani e collaborando con enti, istituzioni, ambasciate e università a livello internazionale, per realizzare progetti di speleologia esplorativa in tutto il mondo: dalle grotte tropicali nei calcari del Messico e delle Filippine, alle quarziti dei Tepui venezuelani, della Guyana e del Brasile, dalle cavità vulcaniche dell’Islanda fino ai labirinti di cristallo dei ghiacciai della Patagonia e Alpini, fatti di inghiottitoi (mulini), canali e grandi grotte di contatto in costante trasformazione.

“Volendo spiegare con un’espressione un po’ poetica cos’è la speleologia esplorativa – commenta Luca Gandolfo, portavoce di La Venta – direi che si tratta di dare forma al buio. Quando illuminiamo con le nostre frontali e documentiamo con rilievi, foto e video una nuova grotta siamo come esploratori che scoprono un continente sconosciuto, una realtà piena di sorprese e cose ancora tutte da conoscere. Non si tratta “solo” di esplorazione geografica, ma di un’esperienza che coinvolge esperti ai massimi livelli nei più diversi settori: dalla geologia alla biologia, dall’archeologia alla glaciologia”.

“I nostri progetti – puntualizza Gandolfo - mirano non solo alla scoperta di nuove caverne, ma anche alla conservazione e prevenzione del patrimonio carsico del pianeta. Un elemento chiave del successo delle campagne di esplorazione in regioni come quelle del Sudamerica è la collaborazione con le popolazioni locali, evitando di approcciarsi come “conquistadores” del sapere, ma cercando invece di portare con il nostro intervento elementi utili a loro per comprendere meglio il territorio in cui vivono, stimolare la formazione di una coscienza ambientale e di nuove opportunità nell’ottica dello sviluppo sostenibile”.

Sotto tutti questi aspetti la recente spedizione di La Venta sull’altopiano carsico di El Penòn, un’oasi brulicante di verde posta a 2500 metri di quota nel dipartimento di Santander in Colombia, è stato un successo straordinario.

Nel sottosuolo di questo altopiano si nasconde, infatti, un universo sotterraneo immenso, che attende di essere esplorato ed il cui patrimonio ambientale e bio-speleologico si sta svelando al mondo scientifico grazie al lavoro della Federazione Speleologica Colombiana “EspeleoCol” e all’Istituto Humboldt di Bogotà. In questo contesto dal 24 novembre al 9 dicembre 2023 si è svolta la spedizione La Venta denominata “El Penòn 2023” in collaborazione con la Federazione Speleologica Colombiana “EspeleoCol”, a cui hanno partecipato sette speleologi dall’Italia, uno dalla Svizzera e tre dalla Colombia.

La spedizione è stata la prima a raggiungere la sommità delle vertiginose pareti che sovrastano il Vaje de Panama e, grazie ai droni è stato individuato un gigantesco portale all’interno di un anfiteatro roccioso completamente nascosto, posto circa 150 m più in basso. Il portale è stato raggiunto dopo tre giorni di lavoro in parete per trovare la giusta via di calata e rimane ancora in parte da esplorare. È stato esplorato anche l’Hoyo de las Palmas, un importante sistema di gallerie fossili, raggiungibili attraverso un grande sfondamento di crollo in mezzo alla giungla, cavità già conosciuta almeno per il suo salone iniziale, ma nella quale la spedizione di La Venta ha mappato centinaia di metri di nuove gallerie.

Racconta ancora Gandolfo: “Ciliegina sulla torta sarebbe stata la mappatura del collegamento del sistema di gallerie dell’Hoyo de las Palmas col portale nelle pareti del Vaje de Panama. Durante l’esplorazione però ci siamo trovati di fronte a una grande frana sotterranea, da cui proviene un vento fortissimo che ha respinto ogni nostra velleità di poter passare. Altri pozzi nel mezzo della selva sono stati individuati grazie ai droni per poi essere esplorati, mappati e documentati, sempre con la speranza di intercettare il sistema di grandi gallerie sottostante”.



Una scoperta inattesa è arrivata negli ultimi giorni della spedizione, quando al team si è unito Carlos A. Lasso dell’Istituto Humboldt, uno dei massimi esperti mondiali di biologia legata agli ecosistemi dei fiumi sotterranei, che ha confermato la presenza del Trichomicterus Rosablanca, una rarissima specie endemica di pesce cavernicolo, cieco e perfettamente adattato alla vita negli ambienti ipogei.

“Quella sull’altopiano di El Penòn – conclude Gandolfoè stata un’esperienza intensa e straordinaria sia dal punto di vista fisico che umano. Ogni giorno il fango e la fatica ci hanno accompagnato insieme al desiderio di raggiungere nuovi angoli di buio mai illuminati prima dall’uomo, al sorriso dei bambini festanti per le vie del villaggio nel rincorrere il drone e all’entusiasmo dei giovani dell’associazione EspeleoCol a cui abbiamo dedicato una giornata formativa sulle tecniche di progressione in grotte verticali. Per il futuro le premesse sono molto buone, c’è la sensazione di aver posto le basi su cui costruire un progetto di esplorazione geografica come noi di La Venta lo intendiamo: un progetto a 360°, che spazia dagli aspetti geologici, antropologici e biologici fino alla tutela e alla salvaguardia della ricchezza carsica di questo territorio che è ancora molto sottovalutata e ignorata anche dalle stesse comunità locali, che avrebbero grandi benefici nel proteggere e valorizzare queste risorse naturali... Con questa prima missione e con quelle che ci auguriamo di riuscire a organizzare ne prossimi anni, cercheremo di dare il nostro contributo per sviluppare una nuova sensibilità nei confronti del territorio, facendo comprendere innanzitutto l’importanza del mondo sotterraneo come custode e riserva dell’acqua, la risorsa più importante che abbiamo e da cui dipende la nostra stessa sopravvivenza”.