Con gli sci, nel cuore selvaggio dei monti Tatra

Con gli sci, nel cuore selvaggio dei monti Tatra

On skis in the wild heart of the Tatra Mountains


5 amici torinesi in cerca di adrenalina e avventura partono nella primavera di un anno fa, su un van, alla volta dei selvaggi monti Tatra. Nel bagagliaio hanno zaini, sacchi e vestiti Ferrino. Poi sci, splitboard e pelli di foca. Vogliono vivere un’immersione nel cuore di montagne poco frequentate alla ricerca dalla loro curva, inseguendo la loro passione.

 

I monti Tatra sono una piccola catena di circa 60 chilometri di lunghezza, ultime propaggini dei Carpazi. Il territorio su cui sorgono, al confine tra Polonia e Slovacchia, è compreso nel Parco Nazionale del Tatra, che si estende su una superficie di 738 km2. La parte centrale, detta Alti Tatra, è quella con le vette più alte, di poco superiori ai 2600 metri (Gerlachovsky Stit, 2655 mt), con l’orografia più complessa e alpinisticamente stimolante. Le quote, modeste rispetto alle Alpi, non devono assolutamente far pensare a una traversata di tutto relax: si tratta di un terreno impegnativo, adatto a uno scialpinismo per sciatori completi ed esperti. Tutta la catena è comunque ben servita, su entrambi i versanti, da numerosi rifugi, ben posizionati e ben gestiti, aperti nella stagione primaverile.

Abbiamo iniziato a studiare una spedizione scialpinistica nei monti Tatra nel gennaio del 2022, quando la guerra in Ucraina sembrava quasi impossibile. Lo scoppio del conflitto ci ha fatto riflettere sull’eventualità di praticare il nostro sport in Paesi così vicini al confine ucraino, sebbene non toccati direttamente dalla guerra.

Abbiamo concluso che la vita non deve fermarsi, soprattutto in momenti come questi, a meno che non sia strettamente necessario. Anzi, abbiamo pensato di dare alla nostra avventura un obiettivo in più, umano e solidale, in linea con i valori che cerchiamo da sempre nell’attività in montagna.

Abbandonata l’idea di viaggiare con un volo aereo, abbiamo trovato un furgone, che abbiamo caricato in parte con i nostri bagagli e con le nostre attrezzature (grazie Ferrino!) ma, soprattutto, con tutti i materiali utili ai profughi che dall’Ucraina affluiscono in Slovacchia. Riempire il vano di carico fino all'ultimo centimetro cubo è stato possibile grazie agli eventi solidali organizzati da SASP e Verticalife, oltre alla vasta rete di amici che ha partecipato con entusiasmo. E così il 26 marzo 2022 siamo partiti alla volta di Bratislava, dove abbiamo consegnato il nostro carico a un centro di raccolta dell’ONG Domov Na Mame che si occupa di prestare aiuto alle migliaia di madri e di bambini che passano il confine in cerca di aiuto.

 

Il team

Per affrontare serenamente questo genere di esperienze, il gruppo deve essere una certezza, già rodato sotto ogni aspetto con centinaia di gite e decine di raid. Ecco i protagonisti di questo viaggio: Popino, l'entusiasta, sempre positivo anche nei momenti più difficili, totalmente "Fabripolato"; Fabri, il Grande Organizzatore, come sempre forte e saggio, con saltuarie recidive di "mal di ripido"; Lore, l’indomito, che ci stimolava quando necessario; Erni, il generoso, in grado di risolvere qualunque problema tecnico; e Al, semplicemente il migliore.

 

L'itinerario

Siamo partiti con l'idea di una traversata da est a ovest in 6 giorni. I primi 4 giorni dedicati alla traversata degli Alti Tatra (il settore più interessante), con tappe brevi per poter aggiungere ogni giorno qualche cima o canale allettante. Poi due lunghe tappe per la traversata dei Tatra Occidentali, dall’orografia meno accidentata. Ma le cose, si sa, non vanno sempre secondo i piani…

 

DAY 1 - Torino - Bratislava - Tatranska Lumnica

 

Il viaggio da Torino è lunghetto. Partiti alle 4.00, raggiungiamo i nostri amici Slovacchi, a Bratislava, alle 15. Scarichiamo tutto il materiale nel magazzino di Domov Na Mame e la soddisfazione sui volti dei volontari ci rassicura sull'utilità di quanto abbiamo raccolto. Con il furgone ben più leggero, siamo a cena dalla bella Maria verso le 21, nel suo B&B nei pressi di Tatranska Lumnica. Circa 14 ore nette di viaggio passate guidando, mangiando e ridendo.

 

DAY 2 - Biela Voda - Zelenom chata - couloir N anticima N Zmrzla - Belase pleso - couloir SW anticima W Kozi stit - Zelenom chata

 

Finalmente couloir! Da Biela voda al rifugio Zelenom Plese (mt 1551 slm) sono solo 650 metri di salita tranquilla. Partiti con calma alle 9, alle 11.30 siamo al rifugio. Salutiamo Petra, la graziosa gestrice che parla italiano, alleggeriamo gli zaini e ci rimettiamo in marcia. La giornata è splendida, le condizioni buone: non si spreca certo nulla di tutto questo. Dietro il rifugio si apre un vallone promettente e lo percorriamo salendo e scendendo prima il couloir N della anticima N della Zmrzla Veza e quindi il couloir SW della anticima W del Kozi Stit. Il primo di difficoltà 4.1 E1 su 250 metri circa, con buona farina pressata ancora fredda; il secondo di difficoltà 4.2 E1 su 200 metri circa con neve trasformata un po’ cotta ma godibilissima. Torniamo al rifugio verso le 16, soddisfatti. Dislivello positivo complessivo 1650 metri. Una cena luculliana e di qualità più che discreta ci riequilibra le calorie spese con cospicui interessi!

 

DAY 3 - Zelenom chata - couloir N Lomnicka vezicka - Baranie sedlo - Baranie rohy - Teryho chata - couloir E L'adovy stit - Teryho chata

 

Da Zelenom plese al Teryho chata passando per il colle Baranie e la cima del Baranie rohy.  Il dislivello in salita della traversata è di 950 metri, quindi anche oggi possiamo permetterci qualche digressione. Salendo al Baranie sedlo deviamo a sinistra per infilarci in  un bel canale adocchiato ieri. È il couloir N del Lomnicka vezicka. Purtroppo una goulotte ghiacciata ci impedisce l’uscita alla selletta, ma sono 400 metri di canale splendido sui 45°/40° costanti. Neve farinosa compressa, ottima. Difficoltà 4.3 E2. Ambiente splendido. Rientrati sull’itinerario originale, raggiungiamo il colle Baranie e quindi la bella cima del Baranie rohy. Da cui, sci ai piedi, iniziamo la discesa sul rifugio Teryho chata. Anche qui bella neve primaverile rinvenuta. Di qui Fabri ed Ernesto, instancabili, salgono ancora alla cima dell’Adovy stit per il canale E, che però essendo già in ombra è rigelato e non offre una buona discesa nella parte alta. La loro fatica è ripagata tuttavia da un panorama incantato nella luce meridiana.

Nel frattempo noi altri 3 ci scoliamo numerose birre, attendendoli per cena. Alla fine il dislivello di salita sarà di 1550 mt , più 600 per l’Adovy stit, 2150. Malgrado i due rifugisti siano piuttosto burberi, la cena è tutt’altro che male.

 

DAY 4 - Teryho chata - Priecne sedlo - Zbojnicka chata - Prielom - Zelene Kacacie pleso - Vychodna Zelezna brana - Snezna kopa - Horsky hotel Popradske pleso

 

È il giorno della grande decisione! Le previsioni meteo dicono ancora discreto oggi, poi dalla serata brutto stabile con precipitazioni, per almento 5/6 giorni. Decidiamo di accorpare le due prossime tappe in una sola e di evitare gli ultimi due giorni di lunga traversata nei Tatra occidentali, sostituendoli con due gite in giornata nella splendida Mengusovska dolina da Popradske Pleso. Oggi quindi tappa doppia con 3 colli brevi ma intensi. Tappa caratterizzata da continuo cambio di assetto tra pelli, ramponi e sci. Ambiente bellissimo. La parte mediana dell’ultima risalita è caratterizzata da una grande cascata di ghiaccio che sembra sbarrare il passo e ci ha ben ben preoccupati. In realtà, avvicinandosi, ci si rende conto che c’è un passaggio, (invisibile da sotto), facilmente percorribile su neve con i ramponi. Molto estetico. In ultimo bella, breve salita senza sci alla Snezna Kopa, necessari piccozza e ramponi, grandi panorami. Poi la lunga discesa classica sul lago di Popradske, punto finale della traversata degli Alti Tatra, e sistemazione nel curioso hotel/rifugio omonimo. Enorme, comodissimo, ben riscaldato, con docce bollenti, molto bello da fuori, di estetica ex-comunista all’interno. Un po’ impersonale ma ben gestito. Ristorante self-service dove si mangia benissimo e si bevono birre enormi. Dislivello positivo della giornata 1500 metri.

 

DAY 5 - Horsky hotel Popradske pleso - Rysy - couloir NE selletta N Satana - Horsky hotel Popradske pleso

 

Dall’Horsky hotel Popradske Pleso, doppia gita: prima al Monte Rysy  e quindi alla Selletta N del M. Satan per il couloir NE. Gita di scialpinismo classico, difficoltà OSA ,al Rysy, dislivello positivo 1000 metri, con passaggio esposto a metà salita (c’è una corda fissa manutenuta dal rifugio soprastante, ramponi). Gli ultimi 100 metri ancora con piccozza e ramponi seguendo il sentiero estivo sotto la cresta. Splendida nevicata natalizia e zero panorama dalla cima. Siamo con un piede in Slovacchia ed un piede in Polonia, a cavallo della linea di confine. Ancora una volta ci rendiamo conto di quanto alla natura non gliene freghi niente. Scesi fino a quota 1650 circa, puntiamo al ciclopico evidente conoide sotto il M. Satan ed al canale NE, non visibile dal fondovalle ma ben evidente dalle pendici del M. Rysy. Difficoltà 4.3 E2 su 400 metri circa. Non riusciamo ad uscire alla selletta perché gli ultimi 10 mt sono privi di neve e ghiacciati (dislivello positivo 700mt). Ma che discesa!! 350 metri di canale sui 45° costanti + 350 mt infiniti di super sciata sul conoide tirato a lucido dalla neve appena caduta. Picco di entusiasmo nel nostro gruppetto.. Totale dislivello positivo 1700metri.

 

DAY 6 - Horsky hotel Popradske pleso - couloir SW colletto S Mengusovsky Volovec - couloir NE selletta NW Predna Basta - Horsky hotel Popradske pleso

 

Ancora dall’Horsky hotel Popradske Pleso, doppia gita: prima alla selletta S del Mengusovsky Volovec per il couloir SO, diff. 4.1 E1 e quindi la prestigiosa Selletta Nw della Prednà Basta, per il couloir NE detto “Rosso” (mt 2350 slm) diff. 5.1 E3.  Due bei canali, adocchiati nei 2 giorni precedenti. Ottimi per sciare anche quando c’è un po’ di nebbia.. Il primo è molto facile e classico, parte a destra (SO) all’inizio della valle Mengusovska. Dislivello positivo 700 metri dal Popradske, di cui 300/350 di canale sui 40°, un po’ più dritta l’uscita alla selletta. Scesi a fondo valle ci dividiamo. In due ci dirigiamo alla Prednà Basta. Lo avevo promesso ieri a Fabri e adesso mi tocca, anche se il canale di cui si è innamorato a me sembra troppo stretto in alto, e anche un po’ troppo dritto, seppure esteticamente splendido. Dal fondovalle sono 750 metri positivi circa, di cui 600 di canale. Le sezioni bassa e mediana (ca 450 metri) sono larghe, sui 40 e 45°. Nei 150 mt superiori il canale si stringe e si drizza sui 50° (55 in uscita) con 2 strettoie sui 2 metri di larghezza (innevamento attuale). Io penso di fermarmi alla strettoia e così faccio. Fabri, motivatissimo, continua a tracciare fino a selletta e scende in solitaria tutto il difficile budello. Chapeau! Lo aspetto saltellando per il freddo sotto la fitta nevicata. Insieme diamo il via ad un’ultima lunga discesa davvero spettacolare, tra le pareti di roccia , con 30 cm di fresca appena depositata per noi!  Ululiamo a perdifiato. Felicità.  Al Popradske Hotel, ci aspettano i nostri amici e la solita fantastica doccia, seguita dalle enormi birre e da un’ottima omelette. Alle 17.30 la navetta ci riporta alla strada, dove la nostra Maria ci recupera per riportarci a Tatranska Lumnica per l’ultima cena slovacca.

 

DAY 7 - Tatranska Lumnica - Torino

 

Il lungo viaggio di ritorno offre il tempo per qualche riflessione conclusiva. Questi giorni hanno, come sempre e ovunque in montagna, rasserenato i nostri animi. Le sveglie all’alba, le lunghe giornate passate all’aperto immersi in un ambiente incontaminato, la fatica delle salite, il divertimento delle discese, le cene e le notti nei rifugi, gli incontri con gli altri alpinisti e con i gestori dei rifugi, la coesione del nostro gruppo: tutti questi elementi, e altri ancora, hanno spazzato via le ombre che la situazione di guerra in Europa aveva allungato su di noi. Ma il rientro alla civiltà è stato come un tuffo nell'acqua gelata: due profughi dall'Ucraina, madre e figlia, erano ospiti al b&b della bella Maria.  Due persone normalissime, rispettivamente di 60 e 40 anni, provenienti da una realtà in tutto e per tutto simile alla nostra, ci hanno raccontato della terribile scelta di dover abbandonare la loro vita in poco più di 10 minuti. Partire senza neanche aggrapparsi alla speranza del ritorno.. una scena tangibile ma inverosimile, fuori da ogni logica nelle nostre attuali dinamiche di vita quotidiana. Ma si può ancora fare la guerra? Ce ne accorgiamo solo oggi che è così vicina, eppure il mondo ne è sempre e continuamente teatro. Ieri in montagna la pace, oggi fuori la guerra. Mi viene da esprimere una stupida considerazione. Se queste catene montuose, considerate dai gerarchi solo utili confini per dividere, fossero state prese ad esempio per come uniscono le genti che le abitano in una necessaria ma armoniosa collaborazione? Se le terre emerse fossero un unico, enorme sistema di montagne.. ci sarebbe ancora spazio per la guerra? Inutile utopia, certo.. ma auguriamo a tutti di poter sperimentare almeno una volta nella vita la curiosità, il divertimento, l'avventura, la solidarietà e la fiducia reciproca che l'esplorazione di un territorio montano, ovunque sulla Terra, può generare!