Alex Txikon in cima al Manaslu in invernale

Alex Txikon in cima al Manaslu in invernale

Alex Txikon in cima al Manaslu in invernale

Alex Txikon in vetta al Manaslu d'inverno. Ferrino è stata al suo fianco anche in questa nuova grande impresa.

La prima ascensione realizzata completamente in inverno.

Alex Txikon ce l'ha fatta! Lo scorso 6 gennaio l'alpinista basco, ambassador di Ferrino, ha coronato il sogno a lungo inseguito, raggiungendo, senza utilizzo di bombole d'ossigeno, la vetta di 8.163 metri del Manaslu, assieme agli alpinisti nepalesi Tenjen Lama Sherpa, Pasang Nurbu Sherpa, Mingtemba Sherpa, Chhepal Sherpa, Pemba Tasi Sherpa e Gyalu Sherpa.

Si tratta della seconda ascensione della montagna nella stagione più fredda. La prima era stata effettuata nel gennaio del 1984 dal team di scalatori polacchi composto da Maciej Berbeka e Ryszard Gajewski, che però avevano cominciato le operazioni sulla montagna a fine autunno. Quella di Txikon e compagni è invece la prima ascensione realizzata completamente in inverno.

Alex era già entrato nella storia dell'alpinismo himalayano nel 2016, quando, in cordata con l'italiano Simone Moro e il pachistano Ali Sadpara, aveva raggiunto per primo in inverno la vetta del Nanga Parbat. Dopo di allora aveva tentato per ben due volte senza successo la salita del Manaslu, impresa che gli è riuscita quest'anno grazie anche al cambio di strategia, che ha consentito agli alpinisti di arrivare al Manaslu già acclimatati per l'altissima quota e pronti per sfruttare la prima occasione favorevole.

A fine dicembre il team ha allestito il campo base a 5000 metri e, guardando le previsioni meteo, ha scoperto che negli ultimi giorni dell'anno il vento sarebbe stato forte ma poi il tempo avrebbe cominciato a stabilizzarsi.
Racconta Alex:

“Era l'occasione che stavamo aspettando. 
Così il 4 gennaio, abbiamo preso il materiale necessario 
e siamo saliti direttamente al campo 2, a 6400 metri. 
Abbiamo fatto circa 1500 metri di dislivello e la salita è stata molto dura 
a causa del vento, del freddo e di tutto il peso che avevamo sulle spalle".

Qui Simone Moro, che faceva parte del gruppo, ha dovuto rinunciare a causa di problemi di salute, rientrando da solo al campo base. Gli altri scalatori hanno proseguito rapidamente, raggiungendo il 5 gennaio il C3, allestito poco sotto i 7000 metri.
Racconta ancora Alex:

Quando siamo arrivati al C3 abbiamo pensato alla strategia da seguire. 
Dovevamo decidere se riposarci oppure attaccare direttamente la vetta. 
Non era una decisione facile, perché era ormai molto tardi 
e a quelle quote, d'inverno, più tempo trascorri all'aperto di notte 
più corri il rischio di patire congelamenti. 
Però eravamo lì e le condizioni meteorologiche erano buone. 
Era la nostra opportunità e dovevamo approfittarne!".

Alle 23, dopo neppure un'ora di riposo, Txikon e i compagni nepalesi sono quindi ripartiti verso la vetta, che hanno raggiunto alle 9,30 del 6 gennaio: 

"È stata un'ascensione molto lunga, infinita! 
Quando abbiamo raggiunto il pinnacolo, a 7992 metri, 
prima della vetta principale, era già giorno. 
Abbiamo visto il luogo dove si fermano le spedizioni commerciali, ma, dalle foto analizzate prima della salita, 
sapevamo che la vera vetta era poco più in là, oltre una breve cresta. 
Il vertice del Manaslu è un posto molto stretto e non abbiamo 
potuto starci tutti assieme. 
Abbiamo salito e sceso la cresta uno alla volta, ma alla fine tutti gli scalatori del gruppo hanno raggiunto la cima. 
In seguito, abbiamo iniziato a scendere, il che è stato, senza dubbio, la parte più difficile della sfida. 
Alle 18 siamo arrivati tutti al campo base: devastati!".

Txikon e compagni hanno completato l'ascensione e la discesa in meno di 60 ore, un tempo record per la scalata su un 8.000 compiuta in inverno, e ciò nonostante le enormi difficoltà affrontate: 

"È stata una delle esperienze più dure e pericolose della mia carriera 
professionistica e ci ha richiesto una forza fisica e mentale incredibile. 
Soprattutto nella prima parte la montagna 
era in condizioni peggiori di quanto pensassi. 
Le temperature sono scese fino a -45º, e le raffiche di vento hanno 
raggiunto i 50 km orari. 
È difficile per le persone farsi un'idea di cosa siano queste condizioni: 
anche l'acqua delle borracce che portavamo tra il petto e la tuta di piumino gelava, una cosa che non mi era mai accaduta prima!".

 

Nel concludere i suoi commenti sull'ascensione Alex si sofferma sull'importanza della pionieristica spedizione polacca del 1984

"Hanno avuto un merito enorme. Massimo rispetto per quegli scalatori! Anche se hanno cominciato la spedizione in autunno, mentre la nostra è stata realizzata interamente in inverno, è chiaro che noi disponevamo di attrezzature e informazioni che loro non potevano avere".


In questa storica impresa Ferrino è stato al fianco di Alex Txikon e compagni mettendo a disposizione le tende modello Colle Sud, utilizzate al campo base, e le tende d'alta quota Sbowbound 3 per i campi alti. Due prodotti di punta della linea Ferrino HighLab che, grazie ad un lavoro di costante ricerca, test e sviluppo, garantisce un continuo miglioramento delle attrezzature, ottimizzando le loro altissime prestazioni anche nelle condizioni dell’Himalaya in inverno, con venti fortissimi, nevicate intense e temperature di parecchi gradi sotto lo zero, come dimostrano le immagini dell'impresa di Alex.



Gli zaini utilizzati da Alex per la spedizione sono invece quelli della linea Instinct, ultraleggeri e costruiti in Dyneema® Composite Fabric, Cordura® Nylon e rinforzi in SuperFabric® per garantire un rapporto ottimale tra resistenza e leggerezza. Essenziali in ogni loro parte ma completi di ogni tipo di dotazione per l'alpinismo, sono dei veri all-around per la montagna.


Commenta Anna Ferrino, CEO di Ferrino: 

"Siamo davvero orgogliosi di aver dato il nostro contributo a questa importante ascensione, che vede protagonista il nostro ambassador Alex Txikon. Uno scalatore che ha dimostrato una volta di più di avere il talento e l'audacia dei grandi protagonisti della storia dell'alpinismo, immaginando avventure ancora capaci di far sognare e realizzandole nel rispetto degli standard tecnici e dello stile leggero e pulito che caratterizzano la frontiera di questa disciplina ".