La Venta - Progetto Ghiaccio - Gorner e Alestch

La Venta - Progetto Ghiaccio - Gorner e Alestch

La Venta - Progetto Ghiaccio - Gorner e Alestch

La Venta è un’associazione di esplorazioni geografiche che da decenni collabora con Ferrino. Una delle ultime spedizioni, tenutasi a ottobre 2022, ha visto I glaciologi e speleologi di La Venta  e di Inside The Glaciers intenti a compiere rilevazioni sui ghiacciai svizzeri dell’Aletsch e del Gorner, per studiarne le masse glaciali dal loro interno e poterne comprendere l’evoluzione, in un connubio costante tra esplorazione e ricerca scientifica.

Vi raccontiamo i risultati di questa spedizione, con questa intervista ad Alessio Romeo, socio La Venta e geologo.

 

Alessio, quali sono I principali risultati della vostra spedizione?

Su entrambi I ghiacciai, Aletsch e Gorner, abbiamo riscontrato gli effetti dell’ultima torrida estate che ha fortemente segnato tutti i ghiacciai delle Alpi senza risparmiare anche questi due giganti. Molte cavità hanno riportato modifiche morfologiche dovute ad alta fusione e quindi ingrandimento degli ambienti ipogei e in alcuni casi il collasso di queste strutture per il cedimento della volta.

 

Nelle vostre relazioni si leggono molti appunti sulle grotte di contatto. Cosa sono e perchè sono importanti?

Le grotte al contato sono strutture naturali che si formano fra substrato roccioso e ghiaccio.

Le più conosciute, già da qualche secolo esplorate e rappresentate, sono quelle alla fronte dei ghiacciai da dove le acque di fusione fuoriescono nei mesi più caldi dell’anno. Poi vi sono cavità al contatto create dall’incontro di torrenti provenienti dall’esterno che si insinuano al di sotto del ghiaccio per il potere di fusione che le loro acque (a temperatura superiore a quella di fusione) hanno sul ghiaccio. Queste cavità in particolare sono state recentemente oggetto di studio da parte di alcuni di noi poiché rappresentano, a nostro avviso, un importante fattore nella riduzione della massa dei ghiacciai, un fenomeno, oltretutto, piuttosto invisibile agli occhi di chi analizza e quantifica il bilancio di massa dei ghiacciai solo attraverso immagini satellitari …

Quantificare, anche se approssimativamente, la quantità di ghiaccio persa nell’arco di un anno al di sotto della superficie permetterà di capire il reale impatto di queste cavità sui ghiacciai e il futuro che gli aspetta.

 

Che tipo di misurazioni ricorrenti operate all'interno dei ghiacciai? quali sono i principali parametri che monitorate?

Prevalentemente temperature sia di acque che di aria e con costante ricorrenza anche i volumi attraverso scansioni 3D e fotogrammetria.

Collaboriamo anche con alcune realtà professionali che operano nel campo dei droni, della fotogrammetria e dei rilievi 3D ad alta definizione con laser scanner.

Tra queste realtà ci sono appunto VIGEA, società italiana fondata da un altro socio La Venta, Tommaso Santagata, e Flyability, società svizzera che ha sviluppato, grazie anche alla collaborazione con La Venta stessa, uno speciale drone sferico in grado di resistere agli impatti e soprattutto in grado di supportare gli speleologi nell’esplorazione delle grotte quando le condizioni ambientali renderebbero impossibile per un essere umano la progressione o addirittura la sopravvivenza.

Con l’impiego di queste tecnologie all’avanguardia riusciamo ad ottenere in tempo reale modelli tridimensionali delle cavità, utilissimi nello studio delle stesse e che permettono di avere ulteriori implicazioni, come ad esempio nel campo della realtà virtuale, dove attraverso l’utilizzo di speciali visori, chiunque può “visitare” luoghi altrimenti inaccessibili.

 

 

Le prime rilevazioni sono state fatte sul ghiacciaio dell’Alestch: cosa avete evidenziato?

 

Siamo partiti in tre per l'Alestch, con un giorno di ritardo causa pioggia, per raggiungere la grotta di contatto del Marjelensee dove ci aspetta l'azzurro vero, quel colore blu elettrico e unico di questo spettacolare antro di ghiaccio nel cuore delle Alpi.

Dal 1864 non si registravano per il mese di ottobre nelle stazioni metereologiche svizzere temperature così alte come quest’anno. Un ottobre che ci ha regalato delle abbondanti piogge anche a 2400 m s.l.m. dove speravamo fossero di tipo nevoso.

Le alte temperature esterne e le piogge hanno infatti reso il torrente, che scende dalle pendici della montagna creando la grotta stessa, un fiume impetuoso, una costatazione che non ci fa piacere, prevedendo condizioni idriche difficili all’interno della cavità.

Arrivati all’ingresso, ci accorgiamo dei sostanziosi cambiamenti morfologici rispetto al 2021: il crollo del portale d’ingresso e la notevole riduzione delle sue dimensioni, nonché il collasso del ghiacciaio in corrispondenza della grotta e il conseguente abbassamento della volta che possiamo intuire già dall’esterno.

Come da previsione l’acqua del torrente s’immette prepotente nella galleria principale della grotta, terminando in un lago sifone poche decine di metri al suo interno proprio lì dove solitamente, con l‘aiuto di una corda, raggiungevamo un passaggio abbastanza angusto una quindicina di metri più in basso (adesso sommerso), passaggio ancora mai oltrepassato (almeno non da noi) poiché ogni volta impercorribile a causa del torrente che vi s’infila… ed anche per quest’anno, con gran delusione, non abbiamo l’opportunità di esplorare oltre. Ci dedichiamo quindi al rilievo topografico, soprattutto delle gallerie alla destra del portale presenti anche negli ultimi due anni ma che ugualmente hanno subito un notevole cambiamento aumentando le dimensioni e lo sviluppo. L’intera cavità è pervasa da una nube di umidità: acqua nebulizzata che si appiccica alle volte delle gallerie e crea stillicidio ovunque: anche questo sicuramente contribuisce al processo di fusione.

 

Il giorno dopo tentiamo la traversata del ghiacciaio per esplorare il lato diametralmente opposto della lingua principale dove la presenza di un torrente fa presupporre l’esistenza di una grotta al contatto. Verso la metà del cammino, dove i crepacci si fanno sempre più profondi e perfettamente perpendicolari alla nostra direzione di progressione, decidiamo di rientrare.

 

 

E invece, sul Gorner?

Sul ghiacciaio del Gorner, abbassatosi di vari metri rispetto al 2021, abbiamo riscontrato dei cambiamenti morfologici alquanto notevoli sia nelle grotte di contatto sia nei mulini glaciali.

La Contact Cave 3 (CC3 di seguito), grotta di contatto obbiettivo dei nostri studi, ci accoglie con un enorme crollo della volta nella galleria principale proprio dove avevamo messo uno dei sensori che tuttavia siamo riusciti a recuperare nonostante il rischio di un ulteriore crollo delle lame di ghiaccio sospese sopra le nostre teste.

Analizzando meglio la situazione ci siamo resi conto che il crollo, inizialmente ritenuto invalicabile, presentava uno stretto passaggio tra i blocchi di ghiaccio che ci ha permesso di entrare in una galleria molto grande. Gli ambienti si sono rivelati morfologicamente molto simili a quelli riscontrati nel 2021, ma con un generale abbassamento della galleria.

L’esplorazione ha permesso di raggiungere e superare il punto in cui l’anno scorso la grotta terminava su un lago-sifone, permettendoci di proseguire verso il cuore del ghiacciaio. Solamente analizzando i dati del rilievo topografico vedremo che la grotta si insinua al di sotto del ghiacciaio per oltre 400 m, terminando, ma solo per noi esploratori, in un nuovo passaggio semi-allagato ad una profondità di circa 160 m rispetto all’ingresso.

La grotta tuttavia non si limita ad un unico condotto e si rivela molto più sviluppata del previsto con un dedalo di grosse gallerie laterali, tutte inesplorate e collegate tra loro, che presentano dimensioni ben maggiori di quella principale. In totale verranno rilevati circa 950 m di sviluppo senza considerare le porzioni di grotta fortemente instabili. Per prudenza, non abbiamo esplorato.

L’ultimo giorno le attività hanno riguardato l’esplorazione di mulino glaciale, un pozzo di una ventina di metri di profondità, situato su quel che resta della lingua residua del ghiacciaio, e che termina sul substrato roccioso alla base del ghiacciaio stesso, dove innumerevoli crolli impediscono di proseguire e seguire i flussi del torrente che lo alimenta. Questo mulino, era stato già sceso da Alessio, uno dei nostri soci, oltre 20 anni fa, durante il lavoro della tesi: allora, aveva più o meno la stessa profondità e diventava impenetrabile per uno stretto passaggio nel ghiaccio. All’epoca, sempre al centro di questa lingua che aveva ben altre dimensione, c’era un mulino denominato G10 di circa 60 m di profondità (anno 2000) e anche questo non raggiungeva il substrato roccioso. Questo la dice lunga su quanto spessore di ghiaccio sia stato perso in questi anni e quanto poco tempo resti a questa massa di ghiaccio prima di mettere alla luce del giorno il substrato roccioso raggiunto quest’anno alla base del mulino.

Sempre nel corso dell’ultima giornata è stata esplorata la Contact Cave Gornersee (CCG) che si forma ogni anno per la presenza di un torrente che scende dal lago posto sotto il rifugio Rosa Hutte. Il portale d’ingresso quest’anno si presentava molto ampio e l’area nei dintorni era caratterizzata dalla presenza di grossi blocchi di ghiaccio che in realtà testimoniano la formazione di un lago temporaneo fra ghiacciaio e roccia di cui questi grossi “iceberg” ne delimitano i bordi… Una foto ritrovata sul web in seguito ha poi confermato questa ipotesi.

In quest’area era solito formarsi un enorme lago denominato Gornersee che prendeva forma in primavera, accumulava migliaia di metri cubi di acqua che poi, verso la metà di luglio, sparivano verso valle in soli 3 giorni attraverso vie nascoste. In passato il fenomeno ha creato non pochi problemi a Zermatt e le popolazioni vallive, adesso vi sono sistemi di canalizzazione che ne limitano i danni. Dal 2010 non si ha avuto più notizia di questo lago ma chissà che non riappaia in futuro?

Pochi anni fa Zermatt ha comunque subito un allagamento nel periodo estivo, non fu però chiaro da dove provenisse quest’acqua.

Mentre questo mistero resta per il momento irrisolto noi cercheremo di valorizzare i nostri sforzi per utilizzare dati e misurazioni raccolte in questi anni al fine di quantificare l’impatto che le grotte al contatto hanno sul bilancio di massa dei ghiacciai, nel frattempo un altro anno passerà prima di rivedere questi giganti sofferenti ed i loro cambiamenti e questa nostra “istantanea” relativa allo stato dei ghiacciai dell’ottobre 2022 non si potrà ripetere, ma chiunque vorrà potrà farne una diversa utilizzando la nostra come confronto.

Tra le misurazioni effettuate ad agosto, i monitoraggi in continuo delle temperature esterne e interne, i rilievi in 3D effettuati negli ultimi due anni da VIGEA e Flyability, abbiamo davvero un’enorme mole di dati che ora dovranno essere messi a confronto e analizzati per future pubblicazioni scientifiche.

 

Ritornare su un ghiacciaio è un po' come andare a trovare un anziano nonno che vive lontano. Ti accorgi che lentamente si sta spegnendo e non sai per quanto ancora sarà con te. Sei felice, emozionato, ma nello stesso tempo una melanconia ti accompagna.

Negli ultimi anni torniamo spesso sugli stessi ghiacciai e questa è la sensazione che ci assale ogni volta … vediamo sparire sempre più velocemente questi vecchi nonni e siamo coscienti che questo processo non è al momento reversibile!