LANFRI - ACONCAGUA 6.960 M

LANFRI - ACONCAGUA 6.960 M

LANFRI - ACONCAGUA 6.960 M

L’ambassador Ferrino Andrea Lanfri per due volte in vetta all'Aconcagua


Lo scorso 16 gennaio l'alpinista toscano pluriamputato ha salito una prima volta la montagna più alta del Sud America, senza però riuscire a scattare foto sulla cima. Sei giorni più tardi, il 22 gennaio, ha ripetuto la scalata, salendo da solo in 9 ore dal campo 2 e testimoniando il successo con le splendide foto accanto alla croce di vetta.

Il 22 gennaio del 2015, colpito da una meningite con sepsi meningococcica, Andrea Lanfri iniziava il calvario medico che lo avrebbe privato delle gambe e di sette dita delle mani, ma che ha anche anche segnato l'inizio della sua nuova vita.


Una vita in cui la passione per lo sport e per l'alpinismo lo ha portato a scalare il Monte Bianco e poi tante altre grandi montagne fino ad arrivare, il 13 maggio 2022, a essere il primo atleta con pluri-amputazioni a raggiungere la vetta dell’Everest.


Lo scorso 22 gennaio, a 8 anni esatti da quel drammatico e decisivo evento, Andrea è tornato ad alzare le mani in segno di vittoria su una delle cime più alte del mondo: l'Aconcagua, con i suoi 6962 metri il tetto del Sud America.


La sua, in realtà, è stata una duplice scalata. Il 16 gennaio, infatti, dopo aver raggiunto il campo 3, lungo la Ruta Normal de Los Pioneros, il percorso più conosciuto e battuto della montagna, era partito verso la vetta. Poi, però, si erano persi i contatti con lui, mentre la traccia del suo navigatore satellitare rimaneva ferma a quota 6745 metri per sette lunghe ore.


Sbadatamente avevo messo il navigatore nella tasca superiore dello zaino e devo averlo perso - racconta l'alpinista toscano - Sono andato in cima e faceva un freddo allucinante, tanto da causarmi alcuni leggeri congelamenti alle mani che non mi hanno consentito di fare fotografie".


Rientrato al campo base Andrea non ha avuto dubbi: "Le previsioni meteo per i giorni successivi erano ancora buone, quindi ho deciso di ritornare su, questa volta per scattare le foto a testimonianza certa della cima raggiunta. Non volevo che ci fossero dubbi su questa salita per me tanto bella e importante".

Così, dopo aver recuperato le energie, sabato 21 gennaio Lanfri ha preso il suo zaino e ha ricominciato a salire raggiungendo campo 2, a circa 5600 metri, dopo aver superato in giornata 1200 metri di dislivello positivo. Alle 3 del mattino del giorno dopo l'ascensione è ricominciata, direttamente verso la cima: "Ho impiegato 9 ore per coprire quegli ultimi 1600 metri di dislivello e scattare finalmente le foto accanto alla croce di vetta. Da lì di nuovo giù, per altre 5 ore fino al campo 2, dove ho trascorso la notte, rientrando al campo base il giorno successivo.


"Questa è stata una sfida particolarmente impegnativa per me,
perché l'ho portata a termine da solo e in autonomia"

Commenta Andrea:
"Sono un solitario per vocazione. Mi piace allenarmi da solo e in montagna non ho un partner fisso. Ho fatto altre scalate senza compagni accanto, ma questa era la prima volta che affrontavo da solo una spedizione in altissima quota. Al campo base ho utilizzato i servizi logistici offerti da un'agenzia, ma da lì in avanti ho voluto fare tutto in autonomia: il trasporto in quota di attrezzature e viveri, l'allestimento dei campi, la preparazione del cibo, ecc. È stata dura portare su tutto, ma soprattutto portarlo giù: sono sceso con con uno zaino megagalattico sulle spalle! Dura, durissima, ma sono proprio felice: questa spedizione è tutta farina del mio sacco, un'enorme soddisfazione!".


Con la cima dell'Aconcagua Lanfri è un passo più vicino alla realizzazione del suo grande sogno: la salita delle Seven Summit, le cime più alte dei sette continenti. L'Everest (8.848 m) per l'Asia , il Kilimangiaro (5.895 m) per l'Africa e ora anche l'Acongagua per il Sud America sono già nel suo palmeres. Ora mancano l'Elbrus (5.642 m) per l'Europa, il Mount Vinson (4.892 m) per l'Antartide, il Puncak Jaya (4.884 m) per l’Oceania e il Denali (6.194 m) per il Nord America.


"La prossima vetta in programma sarà l'Elbrus, che ho intenzione di salire con la mia ragazza nei prossimi mesi - svela Andrea - Poi vedremo... A fine anno vorrei salire il Puncak Jaya, poi il Vinson e il Denali. La spedizione al Puncak Jaya sarà probabilmente la più complessa da organizzare a livello logistico, ma la sfida alpinistica più grande sarà il Denali".


"Come sempre voglio ringraziare Ferrino per il suo supporto e per gli ottimi materiali che mi ha messo a disposizione. I materassini Air-Lite e Super Light e il sacco a pelo MYSTIC si sono rivelati preziosi con le basse temperature che ho dovuto affrontare. Anche lo zaino XMT 60 ha fatto egregiamente il suo lavoro, soprattutto per scaricare il peso che mi portavo sulla schiena durante la discesa. Quella a cui devo proprio dare il voto 10+ però è la tenda BLIZZARD 2, leggerissima e veloce da installare, anche da solo e con il vento che tirava ai campi alti. È rimasta montata parecchi giorni a campo 2 senza subire nessun danno. Fantastica!".