Omar di Felice - Arctic World Tour

Omar di Felice - Arctic World Tour

Omar di Felice parte per Artic World Tour

Artic World Tour, Omar Di Felice in sella lungo il Circolo Polare Artico

 

Parte oggi il lungo viaggio di Omar Di Felice. Dopo aver affrontato le terre del nord, il deserto del Gobi e i più alti passi himalayani quest’anno l’ultracyclist romano ha scelto di mettersi in gioco con una sfida ancora più grande: realizzare il primo giro del mondo artico.

 

Si chiama Artic World Tour il nuovo progetto di Omar Di Felice, l’ambassador Ferrino che ha trasformato il concetto di freddo facendolo diventare il suo terreno di gioco preferito. Dopo aver pedalato sotto lo spettacolo dell’aurora boreale, aver attraversato il deserto del Gobi in pieno inverno e aver ammirato le più alte montagne della Terra, ora si sta accingendo a seguire la linea del Circolo Polare Artico nel cuore della stagione fredda. Una sfida complessa sia fisicamente che logisticamente, un’avventura da vivere e seguire per immergersi in uno degli ambienti più sofferenti a causa della crisi climatica.

 

Omar, come nasce questo progetto così particolare?

Lo scorso autunno ho iniziato a consultare le mappe, alla ricerca di una nuova avventura. Devo dire che sono stato in molti posti durante la stagione invernale, tranne che in Russia che però non ha mai avuto una grande attrazione su di me.

Nella ricerca mi sono messo a giocare con un mappamondo, ed ecco l’idea: seguire il confine del Circolo Polare Artico.

 

Come hai definito l’itinerario?

Sono partito da una ricerca su cosa fosse e come fosse suddiviso il Circolo Polare Artico. In particolare ho scoperto che esistono tre linee per delimitare le terre artiche: il Circolo Polare Artico, la linea delle isoterme +10°C e la linea artica degli alberi. La prima è fissa, le altre due si “spostano” a seconda delle condizioni.

Una volta compresa la struttura di questa linea ho potuto lavorare a un itinerario da est a ovest che toccasse tutte le regioni interessate.

 

Tutte le regioni, vuol dire anche più nazioni…

Esattamente. Io ho scelto di partire da Kamchatka, uno dei luoghi più remoti e incontaminati all’estremo est della Russia, con una traversata di 800 chilometri. Da qui proseguirò con oltre 1500 chilometri da Murmansk a Tromso attraverso la Lapponia. Ancora Finlandia e la tundra svedese. A seguire il trasferimento alle isole Svalbard, per un’esplorazione dell’arcipelago norvegese toccando il punto più settentrionale dell’avventura. Poi l’Islanda, con la traversata orizzontale da est a ovest prima di spostare il focus sulla Groenlandia dove affronterò l’Arctic Circle Trail, un sentiero di oltre 200 chilometri che si snoda dal Point 66 (a 40 km da Kangerlussuaq) ai margini dell’ice cap groenlandese e il villaggio di Sisimiut.

 

Dove si andrà a concludere il lungo viaggio a pedali?

Nel nord America pedalando attraverso il Canada e l’Alaska, spingendomi fin oltre la linea di demarcazione del Circolo Polare Artico.

 

La logistica di un’esperienza del genere deve essere stata tutto tranne che facile…

È stata la parte più complessa, soprattutto perché sarò solo e dovrò avere con me tutte le attrezzature necessarie per poter affrontare un percorso così lungo e vario. Si passa dalle strade ghiacciate della Kamchatka, all’off road della Groenlandia. Avrò bisogno di diverse bici, sicuramente una gravel con ruote chiodate e una fat bike che si alterneranno durante il viaggio e che spedirò ai diversi punti di partenza nei vari Paesi.

 

Cosa vuoi comunicare con questa avventura?

L’avventura rientra nel progetto più ampio denominato “Bike to 1.5°C” lanciato in occasione della COP26, la conferenza sul clima di Glasgow. Anche in questa occasione mi farò divulgatore sul tema dei cambiamenti climatici e della sostenibilità ambientale. Per questo se da un lato sarà costante e centrale la narrazione legata agli aspetti sportivi di una lunga traversata in bicicletta in ambiente artico, dall’altro non saranno meno importanti i momenti di testimonianza diretta, attraverso la documentazione dei luoghi attraversati e degli impatti che i cambiamenti climatici stanno avendo su una delle zone più a rischio del pianeta.

 

Gli spostamenti da un territorio all’altro comporteranno una certa dose di inquinamento, come ti poni verso questo aspetto?

Sono consapevole dell’impatto che potranno avere gli spostamenti tra le varie regioni, soprattutto dove la presenza di ostacoli naturali renderanno indispensabile l’uso dell’aereo. Per questo ho deciso di compensare le emissioni prodotte sostenendo un’organizzazione che realizza progetti di piantumazione e supporto forestale in alcuni Paesi del mondo tra i più impattati dai cambiamenti climatici.